ILLUSIONI OTTICHE: ROB GONSALVES


 
Rob Gonsalves (10 luglio 1959 - 14 giugno 2017) è stato un artista canadese che ha amato giocare con l’arte.

Gonsalves spinge chiunque si trovi davanti ad uno dei suoi quadri a lasciarsi andare e a mettere in discussione la percezione del reale. Attraverso escamotage artistici, il pittore canadese propone una modalità stilistica in apparenza semplice, ma che nasconde complessi meccanismi, sia mentali che tecnici. I suoi quadri non raccontano una sola storia, ma costringono lo spettatore ad abitare diverse dimensioni, che si sovrappongono nella stessa tela, ma che sono ben distinte tra loro sebbene siano unite da elementi di congiunzione.Ö



Fin dall’infanzia sviluppa interesse per il disegno. A 12 anni inizia ad interessarsi di architettura e impara le tecniche legate alle prospettive. Inizia cosi a dipingere quegli edifici immaginari che lo seguiranno per tutta la sua carriera.
Finito il college lavora a tempo pieno come architetto, ampliando ulteriormente le sue conoscenze sulle geometrie e le prospettive, che molto utilizzerà nei suoi dipinti.



Contemporaneamente realizza murales e scenografie teatrali, fino al 1990, anno nel quale decide di occuparsi di pittura a tempo pieno.




Influenzato da maestri come Magritte, Chris Van Allsburg e, sopratutto, M.C Escher, con le sue intriganti illusioni prospettiche, Gonsalves, con i suoi dipinti, esplora visivamente le possibilità dell’immaginazione, incoraggiando a guardare oltre i confini della vita quotidiana, verso un luogo onirico dove è la fantasia a dettar legge. Il suo lavoro è spesso classificato come surreale ma si differenzia  dal surrealismo perché le immagini sono deliberatamente pianificate e seguite dal pensiero cosciente.



Per le sue opere Rob Gonsalves trae ispirazione dalle azioni quotidiane: le idee sono in gran parte generate dal mondo esterno e coinvolgono le riconoscibili attività umane, utilizzando dispositivi illusionistici attentamente studiati. Gonsalves inietta un senso di magia nelle scene realistiche. In tutti i suoi quadri la normalità appare solo per mutare e diventare qualcos’altro.