The Cicerone (1947)
L'attitudine metafisica a rappresentare oggetti fuori scala, senza apparenti nessi logici in ambienti inanimati dove non sembrano avere ragione di esistere, affascina Magritte. Dal momento in cui conosce l'opera di De Chirico la sua pittura abbandona completamente le sperimentazioni formali care alle avanguardie e si concentra sulla ricerca di effetti di spaesamento e di mistero.
Liberarsi dalle convenzioni, liberare la fantasia, scoprire inediti nessi che legano insieme oggetti e avvenimenti apparentemente slegati, sovvertire l'ordine del quadro per sovvertire l'ordine del mondo, è ciò a cui tendono negli stessi anni i surrealisti francesi.
Anche in Belgio si forma un gruppo surrealista che però mostra sostanziali differenze con quello francese, profondamente segnato dalla personalità e dal pensiero di Breton. Poeti e letterati in Belgio sostengono, infatti, che la vera rivelazione è contenuta nella realtà e il loro ruolo, come quello degli artisti, è svelare la parte di realtà che normalmente si nasconde dietro l'ordinaria familiarità del mondo.
La pittura di Magritte non vuole simulare il sogno, né tantomeno essere trascrizione automatica tesa a far affiorare l'inconscio, o ancora, a essere interpretata come pittura-simbolo. "Riportare la mia pittura - annoterà più tardi l'artista - al simbolismo conscio o inconscio significa ignorarne la vera natura… la gente è pronta a usare oggetti senza cercarvi nessuna intenzione simbolica, ma quando guarda dei dipinti e non riesce a trovare alcun uso adeguato, allora va a caccia d'un significato per trarsi d'impaccio e perché non capisce ciò che presumibilmente pensa di fronte al dipinto... Vuole qualcosa cui aggrapparsi per salvarsi dal vuoto. La gente che cerca significati simbolici è incapace di cogliere la poesia e il pensiero intrinseco dell'immagine. Ha paura. Chiedendo "che cosa significa?" esprime il desiderio che tutto sia comprensibile. Ma se non rifiuta il mistero tutto diventa più comprensibile".
Il concetto chiave della pittura di Magritte è il mistero, mistero che però si rivela attraverso la realtà; per questo sceglie di riprodurre fedelmente gli oggetti, le cose, le persone, e quanto più possibile la scelta di questi elementi si deve limitare a quelli più familiari. Inizialmente, per sovvertire l'ordine naturale delle cose, Magritte si serve del principio della giustapposizione di elementi diversi o dell'isolamento di un oggetto, ben presto però, accanto a questo sistema di montaggio, l'artista scopre un nuovo potenziale delle cose: "La loro capacità di diventare gradualmente qualcosa di altro, un oggetto diverso da se stesso. Per esempio il cielo in certi posti lascia trasparire il legno. Con questo sistema produco quadri in cui l'occhio deve "pensare" in un modo completamente diverso dal solito; le cose sono tangibili eppure pochi assi di solido legno diventano impercettibilmente trasparenti in certi punti, oppure una donna nuda ha delle parti del corpo che si trasformano in una materia differente...".
Attraverso la combinazione e la metamorfosi, Magritte amplifica la sorpresa suscitata dal quadro dove gli oggetti trasformati o associati, sono immediatamente confrontabili con la cosa trasformata o confrontata. Così Magritte realizza il mistero di "un'immagine ignota in mezzo a cose note", e allo stesso tempo consolida il suo concetto di pittura come fatto puramente mentale che nulla ha a che vedere con preoccupazione di carattere estetico. "L'arte del dipingere - afferma - è un'arte del pensiero".