Nacque in Olanda il 17 giugno del 1898, figlio di un ingegnere civile. Durante il liceo non fu uno studente brillante ma si distinse particolarmente nelle arti grafiche. Studiò alla scuola di Architettura e Arti Decorative di Harlem, in Olanda, dove incontrò l'artista Jessurun de Mosquita.
Nel 1923 venne in Italia e viaggiò a lungo. Si interessò poco al paesaggio e ai reperti storici; più che dall'aspetto pittoresco delle città venne colpito dalla loro struttura.
Nel 1935 il clima politico dell'Italia fascista gli divenne insopportabile e lasciò la penisola per recarsi in Svizzera. Qui però non riuscì a trarre ispirazione: il paesaggio gli era indifferente e l'architettura sembrava mancare totalmente di fantasia. Gli mancava il mare e diceva: non c'è nulla di più magnifico che il mare; solo su una piccola barca; i pesci, le nuvole, il gioco eternamente nuovo delle onde ed i cambiamenti del tempo!. Contattò una compagnia marittima e si offrì di pagare un viaggio per lui e la moglie con alcune delle sue stampe, la compagnia accettò. Fu così che approdò in Spagna, nazione che avrà grande influenza sulla sua opera. Visitò Madrid, Toledo e Granada.
Proprio a Granada, nel palazzo-fortezza Alhambra studiò con interesse le decorazioni dei muri e dei suoli. Qui saranno gettate le basi del suo lavoro relativo al riempimento periodico del piano.
Nel 1937 si trasferì a Uccle, vicino Bruxelles ma l'occupazione del Belgio da parte dei Nazisti lo costrinse a spostarsi ben presto. La persecuzione degli Ebrei toccò profondamente Escher: il suo vecchio insegnante, Samuel de Mosquita, ebreo, venne preso e ucciso dai Nazisti.
Nel 1941 quindi si trasferì a Baarn, in Olanda, dove si sviluppò l'opera più ricca dell'artista. Continuarono i suoi viaggi nel Mediterraneo che non servirono più come ispirazione per il suo lavoro, egli prendeva spunto piuttosto da motivi interiori. Lui stesso disse: In Svizzera, Belgio e Olanda ho trovato molto meno interessanti sia i paesaggi che l'architettura rispetto a ciò che avevo visto nel Sud d'Italia. Mi sono così sentito spinto ad allontanarmi sempre di più dalla illustrazione più o meno diretta e realistica della realtà circostante. Non vi è dubbio che queste particolari circostanze sono state responsabili di aver portato alla luce le mie "visioni interiori". Le sue opere si basavano ora sul sottile gioco tra lo sfondo e la figura, che si compenetrano e si completano. Escher fu molto colpito dal rapporto tra le dimensioni. Si è infatti soliti rappresentare forme tridimensionali su superfici che ne hanno soltanto due e alcune delle sue stampe traducono lo stupore causato da questo antagonismo: sono le celebri figure impossibili.
Contemporaneamente si svilupparono i suoi studi sull'infinito e sulla topologia.
E' di questo periodo "Print Gallery", uno dei suoi più grandi capolavori, in cui tutto ciò che è espresso nelle sue opere qui viene esaltato all'ennesima potenza. Egli, per sua stessa ammissione, ha raggiunto in quest'opera il limite della sua perspicacia e della possibilità di espressione.
Dopo una serie di viaggi che lo portarono dall'Europa all'America in cui Escher accompagnò le esposizioni delle sue opere, nel 1970 si trasferì alla Fondazione Rosa Spier, a Laren, una casa dove gli artisti avevano ognuno il proprio spazio creativo. Morì qui il 27 marzo del 1971.